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Riflessione sul Vangelo Festivo

a cura del Diacono Gaetano Bellino

 

Anno Liturgico 2009-2010 (Anno C)

 

 

10 Gennaio 2010 - Battesimo Nostro Signore

Pubblicato: mercoledì 6 gennaio 2010

Se vuoi, prima di leggere la riflessione, clicca qui per le letture dal Lezionario

In questa domenica che conclude il tempo di Natale e in cui si fa memoria del Battesimo del Signore, il brano evangelico, che è tratto dal capitolo 3 del Vangelo di Luca, è composto da due parti ben differenziate: nella prima parte si tratta del Battesimo praticato dal Battista e dell’attesa del Messia; nella seconda parte si tratta del Battesimo di Gesù e della discesa dello Spirito Santo su di Lui.

La pratica del bagno rituale e dell’abluzione era molto diffusa fra gli ebrei: la vicinanza a Dio imponeva una purificazione continua mediante l’acqua.

Il battesimo proposto da Giovanni avveniva lontano dal Tempio e dai suoi sacerdoti, bastava immergersi nel Giordano confessando i propri peccati.

È qui, in queste acque del Giordano, affollate da gente desiderosa del perdono, che Gesù, per la prima volta sperimenta su di sé il peccato del mondo. È il momento in cui egli assume ufficialmente il suo ruolo di salvatore e redentore dell’umanità.

L’evangelista vuole sottolineare fortemente la separazione, il passaggio che si compie tra due ere della storia della Salvezza. Con Gesù comincia qualcosa di assolutamente nuovo. Nella prima parte, come detto, Luca mette in risalto l’attesa del popolo, come se tutti si interrogassero sull’identità di Giovanni, e come se tutti fossero in attesa del Cristo. Sullo sfondo c’è una convinzione profonda: l’uomo attende un compimento, porta con sé una domanda profonda, che spesso resta inespressa, una domanda di pace, di giustizia, un desiderio di instaurare relazioni positive e pacificate.

Confrontandoci con la prospettiva di Luca siamo, almeno inizialmente, tentati di giudicarla come ingenua e inadeguata; il nostro sguardo disincantato vede piuttosto un mondo indifferente, in cui gli uomini hanno perduto ogni speranza. Visto il fallimento dei grandi progetti e delle grandi utopie, ci si rifugia spesso in piccole azioni di volontariato, di solidarietà, senza grandi pretese, che sono in ogni caso un segnale importante: anche in questo si esprime l’attesa di cui parlavamo.

Ma non basta un restauro di facciata, serve un rinnovamento interiore. È ciò che Giovanni annuncia, è ciò che le nostre opere di carità e solidarietà richiedono, ma che da sole non possono trasmettere.

Nella seconda parte del brano evangelico, il Battista non è più nominato: la sua opera è compiuta: tutto il popolo è stato battezzato e Gesù stesso ha ricevuto questo segno; è terminato il tempo del Battista, comincia il tempo di Gesù. La prima azione di Gesù è la preghiera. Nella preghiera Gesù fa sua l’attesa del popolo, si fa carico del suo peccato e del suo desiderio di salvezza; questa preghiera è efficace ed ha una risposta: “il cielo si aprì”. Il nuovo tempo che comincia è tempo di reale comunicazione tra Dio e l’uomo. Il Battesimo di Gesù è già un segno del dono della Redenzione.

«Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento»; sono le parole del Padre, che risuonano, sulle rive del Giordano e che richiamano le antiche parole del Profeta: «Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto, in cui mi compiaccio. Ho posto il mio spirito su di lui; egli porterà il diritto alle nazioni...Io, il Signore, ti ho chiamato per la giustizia e ti ho preso per mano; ti ho formato e stabilito come alleanza del popolo e luce delle nazioni, perché tu apra gli occhi ai ciechi e faccia uscire dal carcere i prigionieri, dalla reclusione coloro che abitano nelle tenebre» (Is 42,1-4.6 .7)

Il Battesimo di Gesù, “apre il cielo” e questa espressione lascia intravedere il modo in cui ciò avverrà: la passione e morte del Figlio di Dio, quando l’Uomo-Gesù, condannato, non sarà più oggetto di compiacimento ma soltanto un reietto; il Cristo sarà allora quel “servo sofferente di Jahwè, che lo stesso Isaia, così descrive: “...non ha splendore né bellezza,...disprezzato e reietto dagli uomini...Egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori...il Signore fece ricadere su di lui, l’iniquità di noi tutti....Con oppressione ed ingiusta sentenza, fu tolto di mezzo....Ma...dopo il suo intimo tormento vedrà la luce...il giusto, mio servo giustificherà molti...perché ha consegnato se stesso alla morte, ed è stato annoverato tra gli empi, mentre portava il peccato di molti e intercedeva per i peccatori.” (Is.52,13/53,12)

Nell’evento del Battesimo, dunque, possiamo già cogliere tutto il Mistero di Cristo: lui è il Messia atteso, il “Servo sofferente di Jahwè”, il Figlio Redentore che, vincendo il peccato e la morte, ci ha giustificati, ci ha ridato la vita, ci ha messi nella condizione di vivere da figli adottivi e ci fa entrare in comunione con Dio.

Aveva detto Giovanni: «Io vi battezzo con acqua, ma viene uno che è più forte di me,.... costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco»; è il nuovo Battesimo portato da Gesù, quel battesimo di cui, egli stesso, aveva parlato ai figli di Zebedeo, i quali avevano scambiato la vicinanza del Maestro, con una qualunque scalata al potere; a loro egli chiede “Potete bere il calice che io bevo ed esser battezzati col battesimo che io sto per ricevere?” (Mc.10,38); è il battesimo della Passione con la totale immersione nella sofferenza.

Di questo “battesimo”, Gesù per ben tre volte parla ai suoi discepoli, preannunciando la sua imminente passione e morte; ne parla anche dopo quella visione sul Tabor, quando si trasfigurò davanti a Pietro, Giacomo e Giovanni; anche allora, la voce del Padre risuonò, come sulle rive del Giordano, con le parole: “Questi è il Figlio mio prediletto; ascoltatelo!”.

È il battesimo nel quale l’acqua cede il posto al sangue, quel sacrificio sovrumano, di cui tanti furono spettatori ma, al quale, solo uno, il centurione romano, mosso dallo Spirito, credette, esclamando: “Veramente costui era il Figlio di Dio” (Mc.11,39): una professione di fede, che è come un battesimo.

Gesù aveva bisogno di farsi battezzare: non per essere lavato dal peccato ma perché Dio potesse manifestarsi, potesse dire “Tu sei il mio figlio”.

Anche per noi, nel momento del nostro battesimo, si aprì il cielo, ed anche su di noi è sceso lo Spirito santo, non solo: anche su di noi il Padre ha detto: “tu sei il mio figlio prediletto, in te mi compiaccio”. Con il battesimo siamo divenuti figli di Dio, non solo ma anche figli prediletti, come lo stesso Gesù. Questo è il privilegio. Ma con il privilegio va anche l’obbligo. Con il diventar figli dobbiamo esserlo come Gesù, il figlio per eccellenza; amare come ha amato lui, perdonare come perdonava lui, aiutare i bisognosi, come faceva lui senza pretendere di essere ri-pagati. Ecco il nostro modello, il figlio di Dio e nostro fratello.

Il Battesimo è unico ed irrepetibile nella vita di ognuno di noi e lo resterà: “professo un solo battesimo per il perdono dei peccati aspetto la resurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà” ripetiamo ogni domenica recitando il Credo.

Il battesimo cristiano è ben diverso dal battesimo che proponeva il Battista: non semplice purificazione ma morte dalla condizione di peccatori e rinascita in Cristo. Personalmente mi piace meditare questo versetto: “Con lui infatti siete stati sepolti insieme nel battesimo in lui siete stati insieme resuscitati” (Col. 2, 12). Il battesimo cristiano esiste in virtù della Morte e Risurrezione del nostro Signore Gesù Cristo; il battesimo, come abbiamo detto, è per sempre ma non è “status” acquisito. Ognuno di noi è in trasformazione continua, in evoluzione. La scelta di Dio è quotidiana, anzi di ogni istante in cui viviamo e la fedeltà al nostro battesimo va rinnovata in ogni momento della nostra vita.

L’evangelista Luca sottolinea che Gesù al momento del battesimo “stava in preghiera”. nei momenti più decisivi della sua vita, Gesù si ritroverà in preghiera. Forse proprio per recuperare quella identità e quella missione ricevuta qui al battesimo.

Anche per noi la preghiera deve essere il momento del ritorno al nostro battesimo per riprendere coscienza della nostra identità di figli di Dio e di missionari di Gesù: per corrispondervi più pienamente e rinnovare la docilità al progetto che Dio ha per ognuno di noi.

Dobbiamo imparare a ritagliarci, nel corso della giornata, degli spazi per  sostare come Gesù e con Gesù in preghiera. Quanto sono importanti questi tempi, anche brevi, ma personalissimi del nostro dimorare con Gesù nell’Amore del Padre, nel fuoco stesso dello Spirito Santo presente e operante in noi proprio in forza del nostro Battesimo.

Chiediamo a Gesù, che ci faccia comprendere l’importanza della preghiera. Impegniamoci a non ometterla mai per la fretta delle urgenze quotidiane, perché, anche se breve, ci consente di respirare e vivere sotto un “cielo aperto” dove tutto trova luce nell’Amore del Padre e forza nell’azione del suo Spirito. Questo sia per noi vivere la grazia del nostro Battesimo.

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