In
questa domenica che conclude il tempo di Natale e in cui si
fa memoria del Battesimo del Signore, il brano evangelico,
che è tratto dal capitolo 3 del Vangelo di Luca, è composto
da due parti ben differenziate: nella prima parte si tratta
del Battesimo praticato dal Battista e dell’attesa del
Messia; nella seconda parte si tratta del Battesimo di Gesù
e della discesa dello Spirito Santo su di Lui.
La pratica del bagno rituale
e dell’abluzione era molto diffusa fra gli ebrei: la
vicinanza a Dio imponeva una purificazione continua mediante
l’acqua.
Il battesimo proposto da
Giovanni avveniva lontano dal Tempio e dai suoi sacerdoti,
bastava immergersi nel Giordano confessando i propri
peccati.
È qui, in queste acque del
Giordano, affollate da gente desiderosa del perdono, che
Gesù, per la prima volta sperimenta su di sé il peccato del
mondo. È il momento in cui egli assume ufficialmente il suo
ruolo di salvatore
e redentore
dell’umanità.
L’evangelista vuole
sottolineare fortemente la separazione, il passaggio che si
compie tra due ere della storia della Salvezza. Con Gesù
comincia qualcosa di assolutamente nuovo. Nella prima parte,
come detto, Luca mette in risalto l’attesa del popolo, come
se tutti si interrogassero sull’identità di Giovanni, e come
se tutti fossero in attesa del Cristo. Sullo sfondo c’è una
convinzione profonda: l’uomo attende un compimento, porta
con sé una domanda profonda, che spesso resta inespressa,
una domanda di pace, di giustizia, un desiderio di
instaurare relazioni positive e pacificate.
Confrontandoci con la
prospettiva di Luca siamo, almeno inizialmente, tentati di
giudicarla come ingenua e inadeguata; il nostro sguardo
disincantato vede piuttosto un mondo indifferente, in cui
gli uomini hanno perduto ogni speranza. Visto il fallimento
dei grandi progetti e delle grandi utopie, ci si rifugia
spesso in piccole azioni di volontariato, di solidarietà,
senza grandi pretese, che sono in ogni caso un segnale
importante: anche in questo si esprime l’attesa di cui
parlavamo.
Ma non basta un restauro di
facciata, serve un rinnovamento interiore. È ciò che
Giovanni annuncia, è ciò che le nostre opere di carità e
solidarietà richiedono, ma che da sole non possono
trasmettere.
Nella seconda parte del brano
evangelico, il Battista non è più nominato: la sua opera è
compiuta: tutto il popolo è stato battezzato e Gesù stesso
ha ricevuto questo segno; è terminato il tempo del Battista,
comincia il tempo di Gesù. La prima azione di Gesù è la
preghiera. Nella preghiera Gesù fa sua l’attesa del popolo,
si fa carico del suo peccato e del suo desiderio di
salvezza; questa preghiera è efficace ed ha una risposta: “il
cielo si aprì”. Il nuovo tempo che comincia è tempo di
reale comunicazione tra Dio e l’uomo. Il Battesimo di Gesù è
già un segno del dono della Redenzione.
«Tu sei il Figlio mio,
l’amato: in te ho posto il mio compiacimento»; sono le
parole del Padre, che risuonano, sulle rive del Giordano e
che richiamano le antiche parole del Profeta: «Ecco il
mio servo che io sostengo, il mio eletto, in cui mi
compiaccio. Ho posto il mio spirito su di lui; egli porterà
il diritto alle nazioni...Io, il Signore, ti ho chiamato per
la giustizia e ti ho preso per mano; ti ho formato e
stabilito come alleanza del popolo e luce delle nazioni,
perché tu apra gli occhi ai ciechi e faccia uscire dal
carcere i prigionieri, dalla reclusione coloro che abitano
nelle tenebre» (Is 42,1-4.6 .7)
Il Battesimo di Gesù, “apre
il cielo” e questa espressione lascia intravedere il
modo in cui ciò avverrà: la passione e morte del Figlio di
Dio, quando l’Uomo-Gesù, condannato, non sarà più oggetto di
compiacimento ma soltanto un reietto; il Cristo sarà allora
quel “servo sofferente di Jahwè, che lo stesso Isaia, così
descrive: “...non ha splendore né bellezza,...disprezzato
e reietto dagli uomini...Egli si è caricato delle nostre
sofferenze, si è addossato i nostri dolori...il Signore fece
ricadere su di lui, l’iniquità di noi tutti....Con
oppressione ed ingiusta sentenza, fu tolto di
mezzo....Ma...dopo il suo intimo tormento vedrà la luce...il
giusto, mio servo giustificherà molti...perché ha consegnato
se stesso alla morte, ed è stato annoverato tra gli empi,
mentre portava il peccato di molti e intercedeva per i
peccatori.” (Is.52,13/53,12)
Nell’evento del Battesimo,
dunque, possiamo già cogliere tutto il Mistero di Cristo:
lui è il Messia atteso, il “Servo sofferente di Jahwè”, il
Figlio Redentore che, vincendo il peccato e la morte, ci ha
giustificati, ci ha ridato la vita, ci ha messi nella
condizione di vivere da figli adottivi e ci fa entrare in
comunione con Dio.
Aveva detto Giovanni: «Io
vi battezzo con acqua, ma viene uno che è più forte di
me,.... costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco»;
è il nuovo Battesimo portato da Gesù, quel battesimo di cui,
egli stesso, aveva parlato ai figli di Zebedeo, i quali
avevano scambiato la vicinanza del Maestro, con una
qualunque scalata al potere; a loro egli chiede “Potete
bere il calice che io bevo ed esser battezzati col battesimo
che io sto per ricevere?” (Mc.10,38); è il battesimo
della Passione con la totale immersione nella sofferenza.
Di questo “battesimo”, Gesù
per ben tre volte parla ai suoi discepoli, preannunciando la
sua imminente passione e morte; ne parla anche dopo quella
visione sul Tabor, quando si trasfigurò davanti a Pietro,
Giacomo e Giovanni; anche allora, la voce del Padre risuonò,
come sulle rive del Giordano, con le parole: “Questi è il
Figlio mio prediletto; ascoltatelo!”.
È il battesimo nel quale
l’acqua cede il posto al sangue, quel sacrificio sovrumano,
di cui tanti furono spettatori ma, al quale, solo uno, il
centurione romano, mosso dallo Spirito, credette,
esclamando: “Veramente costui era il Figlio di Dio”
(Mc.11,39): una professione di fede, che è come un
battesimo.
Gesù aveva bisogno di farsi
battezzare: non per essere lavato dal peccato ma perché Dio
potesse manifestarsi, potesse dire “Tu sei il mio figlio”.
Anche per noi, nel momento
del nostro battesimo, si aprì il cielo, ed anche su di noi è
sceso lo Spirito santo, non solo: anche su di noi il Padre
ha detto: “tu sei il mio figlio prediletto, in te mi
compiaccio”. Con il battesimo siamo divenuti figli di
Dio, non solo ma anche figli prediletti, come lo stesso
Gesù. Questo è il privilegio. Ma con il privilegio va anche
l’obbligo. Con il diventar figli dobbiamo esserlo come Gesù,
il figlio per eccellenza; amare come ha amato lui, perdonare come
perdonava lui, aiutare i bisognosi, come faceva lui senza
pretendere di essere ri-pagati. Ecco il nostro modello, il
figlio di Dio
e nostro fratello.
Il Battesimo è unico ed
irrepetibile nella vita di ognuno di noi e lo resterà: “professo
un solo battesimo per il perdono dei peccati aspetto la
resurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà”
ripetiamo ogni domenica recitando il Credo.
Il battesimo cristiano è ben
diverso dal battesimo che proponeva il Battista: non
semplice purificazione ma morte dalla condizione di
peccatori e rinascita in Cristo. Personalmente mi piace
meditare questo versetto: “Con lui infatti siete stati
sepolti insieme nel battesimo in lui siete stati insieme
resuscitati” (Col. 2, 12). Il battesimo cristiano esiste
in virtù della Morte e Risurrezione del nostro Signore Gesù
Cristo; il battesimo, come abbiamo detto, è per sempre ma
non è “status” acquisito. Ognuno di noi è in trasformazione
continua, in evoluzione. La scelta di Dio è quotidiana, anzi
di ogni istante in cui viviamo e la fedeltà al nostro
battesimo va rinnovata in ogni momento della nostra vita.
L’evangelista Luca sottolinea
che Gesù al momento del battesimo “stava in preghiera”.
nei momenti
più decisivi della sua vita, Gesù si ritroverà in preghiera.
Forse proprio per recuperare quella identità e quella
missione ricevuta qui al battesimo.
Anche per noi la preghiera
deve essere il momento del ritorno al nostro battesimo per
riprendere coscienza della nostra identità di figli di Dio e
di missionari di Gesù: per corrispondervi più pienamente e
rinnovare la docilità al progetto che Dio ha per ognuno di
noi.
Dobbiamo imparare a
ritagliarci, nel corso della giornata, degli spazi per
sostare come Gesù e con Gesù in preghiera. Quanto sono
importanti questi tempi, anche brevi, ma personalissimi del
nostro dimorare con Gesù nell’Amore del Padre, nel fuoco
stesso dello Spirito Santo presente e operante in noi
proprio in forza del nostro Battesimo.
Chiediamo a Gesù, che ci
faccia comprendere l’importanza della preghiera.
Impegniamoci a non ometterla mai per la fretta delle urgenze
quotidiane, perché, anche se breve, ci consente di respirare
e vivere sotto un “cielo aperto” dove tutto trova luce
nell’Amore del Padre e forza nell’azione del suo Spirito.
Questo sia per noi vivere la grazia del nostro Battesimo.